Leggere oggi questo
libro della
scrittrice toscana è
motivo di pacata
riflessione
politica. Dopo l’11
Settembre erano
tante le prese di
posizioni emotive su
quell’evento e sulla
sua portata. Si
instaurò un modo
radicale di parlare
e di agire che trovò
nel governo Bush il
suo paladino. Anche
la Fallaci si
schierò con il
Presidente
Americano,
invitandolo a non
tergiversare.
Perché? Partendo da
una sua posizione
inattaccabile di
antifascista e
libertaria, la
Fallaci attacca la
mancanza di
prospettiva della
classe politica
italiana e anche
degli italiani che,
troppo buonisti, non
si accorgono di
abdicare ad altri
(mondo mussulmano)
la propria identità.
Contraria al
meticciato, la sua
drastica scrittura
non sempre è
condivisibile , ma
chiara nella sua
difesa
dell’italianità:
‘…guai a chi mi
tocca l’Italia! Se
gli invasori sono
stati i francesi di
Napoleone, o gli
austriaci di
Francesco Giuseppe,
o i tedeschi di
Hitler o i compari
di Osama Bin Laden,
per me è lo stesso.
Che per invaderla
usino i cannoni o i
gommoni, idem.’ La
rabbia e l’orgoglio
sconfina nella
politica presente di
oggi, con la
variabile tedesca
allora prima nazione
e/o con le Banche
Mondiali. Non è
populismo.
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