CGS CIMATTI - Oratorio don Bosco - Muro

C. G. S. Cimatti - Oratorio don Bosco


Opinioni sul libro:
La macchia umana



venerdì 6 dicembre 2024 23:44  Carlo M.
La macchia umana è il capitolo finale della Trilogia Americana, iniziata nel 1997 con Pastorale Americana (che valse il Premio Pulitzer) e Ho sposato un comunista. Non si tratta di una vera e propria saga, ma di tre romanzi, quasi delle biografie di tre personalità raccontate dall’alter ego di Philip Roth, cioè Nathan Zuckerman. Storia semplice narrata già nelle righe iniziali. In questo libro, molto più che in altri, P. Roth attacca il perbenismo americano intrecciandolo con la vita del professore Coleman. Il libro è centrato sulla figura di Coleman e sulla macchia che lui ha sempre pensato di avere fin dalla nascita, macchia che, come in un racconto circolare, gli tornerà indietro sotto forma di infamia. Tutti i personaggi del romanzo sono sia vittime che carnefici, ogni lettore è chiamato a simpatizzare e a capire il personaggio che davvero ritiene il "migliore" e non necessariamente il protagonista. Non esiste il personaggio buono, ognuno esplica nei pensieri e nelle azioni degli sbagli, difetti che il lettore potrebbe non apprezzare. Non ci sono nemmeno dei cattivi "puri", consapevoli di fare del male per il desiderio stesso di farlo. Ogni cattivo ha una motivazione, ogni cattivo ha un'anima, ogni cattivo pensa di essere lui il buono. Il grande tema è l’identità, il peso che ha per noi e per gli altri. Ma P. Roth senza fermarsi a questo, ci parla anche delle ripercussioni psico-fisiche dei reduci della guerra nel Vietnam, della superiorità che investe chi parte per cercare lavoro fuori, e che torna solo per sentirsi dire “ce l’hai fatta!“. Della lotta al conformismo e all’aristocrazia provinciale, della strada per l’integrazione (anche scolastica) che fino al 1946, prima dei diritti civili, risultava un’utopia. L'interiorità e i pensieri dei personaggi sono un elemento dominante, perciò meno adatto a chi predilige romanzi con molta trama e meno momenti introspettivi. Una geografia della ‘macchia umana’ presente e da riconoscere.

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